Le proposte di “Europe for Peace” per continuare l’azione collettiva per la Pace

La mobilitazione per il cessate il fuoco, per il negoziato, per la soluzione politica e nonviolenta della guerra in Ucraina continua, insieme alla richiesta per un disarmo nucleare globale.

Cosa puoi fare per sostenere i nostri sforzi?

Chiedere al tuo Comune, Provincia, Regione di approvare la Mozione “A sostegno del cessate il fuoco in Ucraina, di iniziative per il negoziato e una conferenza internazionale di pace e per percorsi di disarmo nucleare globale” promossa da Europe for Peace

Sostenere, partecipandovi e rilanciandole,le iniziative previste per i prossimi mesi:

25 Aprile

Festa della Liberazione, l’ANPI invita ad essere presenti nelle manifestazioni che si terranno in molte città italiane ed in particolare per la manifestazione nazionale di Milano.

A questo link l’appello di convocazione a cui è possibile aderire inviando all’ANPI la propria adesione: segreterianazionale@anpi.it

9 maggio

La Giornata dell’Europa, che si svolge ogni anno il 9 maggio, celebra la pace e l’unità in Europa. Cogliamo l’occasione per uscire con un appello per la pace in Ucraina e per un ruolo attivo dell’Europa per costruire sicurezza condivisa, convivenza, rilanciando lo spirito di Helsinki 1975 e con la Proposta di Ordine del giorno per Consigli Comunali e Regionali per un’Europa di pace e libera dalle armi nucleari, richiedendo che l’Italia ratifichi il trattato di proibizione delle armi nucleari e si impegni per la sicurezza condivisa e la soluzione politica e negoziata del conflitto in Ucraina

20-21 maggio

In occasione della Marcia per la Pace PerugiAssisi (21/5) proponiamo di realizzare a Perugia il sabato 20/5 l’Assemblea di Europe for Peace invitando i diversi partner europei e tutte le realtà italiana che hanno aderito alla piattaforma della Grande Manifestazione Nazionale del 5 Novembre 2022. L’Assemblea sarà un momento di intenso dibattito per ribadire le ragioni della soluzione politica del conflitto armato in Ucraina e l’urgenza di un negoziato che veda l’Italia e l’Europa al centro dell’iniziativa politica.

La Marcia PerugiAssisi avrà come protagonisti i giovani e tra i temi centrali vi sarà la richiesta del negoziato.

10-11 giugno

Conferenza Internazionale per la Pace in Ucraina. La conferenza si realizzerà a Vienna, presso la sede del sindacato austriaco OGB. Promossa dall’International Peace Bureau (IPB) in collaborazione con varie reti tra cui Europe for Peace. La Conferenza sarà strutturata su una decina di gruppi di lavoro tematici con la partecipazione di attivisti ed esperti europei ed internazionali (trovi qui la lettera di invito)

Conservare l’idrogeno in dischi solidi

Un team multidisciplinare francese (Patricia de Rango, Daniel Fruchart, Albin Chaise, Michel Jehan, Nataliya Skryabina​) ha messo a punto un metodo per immagazzinare l’idrogeno in maniera sicura e pratica attraverso l’idruro di magnesio. Assicurandosi così l’European Inventor Award 2023 per la ricerca.

Affinché l’idrogeno sia considerato verde, deve essere prodotto con risorse rinnovabili e tecnologia a basse emissioni di carbonio. L’idrogeno a pressione normale occupa più spazio dei combustibili fossili e, in quanto gas poco denso, richiede un’energia molto alta per essere compresso, immagazzinato e rilasciato a 700 bar di pressione. Allo stesso modo, è dispendioso in termini di energia anche raffreddare l’idrogeno a -253°C per conservarlo in forma liquida. Questi fattori rendono difficile trasportare e immagazzinare in sicurezza l’idrogeno.

Il metodo innovativo del team utilizza idruro di magnesio mescolato con additivi metallici e grafite per comprimere l’idrogeno in dischi solidi per un facile stoccaggio in serbatoi appositamente progettati. Per immagazzinare e rilasciare idrogeno è necessaria meno energia rispetto ad altri metodi e l’idrogeno viene anche rilasciato dai serbatoi a una pressione relativamente bassa, circa due bar. I dischi sono stabili quando maneggiati e non si accendono se esposti al fuoco. Fondamentalmente, non perdono idrogeno nel tempo e possono essere immagazzinati per lunghi periodi, rendendo l’idrogeno verde più accessibile mentre il mondo combatte il cambiamento climatico.

Ricerca di gruppo

De Rango non solo ha progettato i serbatoi di stoccaggio a dischi, ma ha anche analizzato i processi di sviluppo dei serbatoi e la caratterizzazione strutturale e magnetica dei composti chimici coinvolti. Chaise ha introdotto i processi di miscelazione e compattazione e ha studiato le proprietà termiche e fluidiche dei dischi per convalidarne le prestazioni. Fruchart ha studiato l’idruro di magnesio, la cui struttura atomica avrebbe immagazzinato l’idrogeno. Il magnesio è riciclabile, rendendo l’idruro più sostenibile. Skryabina ha condotto la ricerca sulle reazioni dell’idrogeno con altri materiali e sulle proprietà fisiche e chimiche di base dell’idruro di magnesio. E così, dopo aver sviluppato un interesse per lo stoccaggio dell’idrogeno, Fruchart ha contattato Jehan. La società di Jehan all’epoca, Metal Composite Powder (MCP) Technologies, sviluppò la tecnologia industriale necessaria per produrre una maggiore quantità di idruro di magnesio.

Le prime ricerche sono state condotte presso il CNRS, che ha richiesto i primi brevetti europei. La tecnologia è stata trasferita ai partner McPhy e, successivamente, JOMI-LEMAN per ampliare e commercializzare il prodotto. Skryabina ha sottolineato il ruolo del lavoro di squadra in questa collaborazione industria-accademia: ‘Penso che il nostro team sia come un’orchestra musicale. Ognuno è come uno strumento speciale. Possiamo suonare noi stessi, ma non è esattamente musica, solo una piccola parte di essa.’

Articolo con galleria fotografica


Patent numbers:

​​EP1993949B1, EP2024274B1, EP2593401B1, EP2244970B1 and EP2235424B1​ 

EDF nazionalizzata ed esce dalla borsa di Parigi

Il governo Macron ha deciso di intervenire dopo la chiusura di 12 dei suoi 56 reattori e una perdita netta di quasi 18 miliardi

Edf, il colosso energetico che edf.jpgcontrolla Edison, ha lasciato la Borsa di Parigi. L’ultimo passaggio del delisting è avvenuto in settimana con il ritiro forzoso delle azioni residue della società ancora in circolazione sulla borsa francese. L’operazione ha così permesso all’Eliseo di acquisire il restante 16% dell’azienda.
 
Le cause della mossa
A rendere necessario l’intervento di Parigi era stata la situazione di precarietà di Edf, messa in ginocchio dalle ingenti perdite subite dopo che il presidente Macron aveva imposto un tetto ai prezzi dell’elettricità, costringendo Edf ad acquistare forniture a prezzi di mercato più elevati, senza poter trasferire il costo sui consumatori. Questa misura, che normalmente non sarebbe stata particolarmente problematica, ha messo in ginocchio l’azienda che nell’estate del 2022 aveva 12 dei 56 reattori nucleari non operativi per difetti di progettazione che causavano punti di corrosione condotte d’acciaio.
A causa di tali difficoltà, Edf ha chiuso il 2022 con una perdita netta di 17,94 miliardi di euro, contro l’utile di 5,11 miliardi del 2021. La nazionalizzazione -sottolinea il gruppo in una nota – permetterà di eseguire investimenti con orizzonti temporali molto lunghi. Il governo francese ha intenzione di costruire sei reattori nucleari pressurizzati (noti anche come EPR2) entro il 2050. In questo modo Edf continuerà a ricoprire un ruolo critico nella fornitura elettrica della Francia, che al momento ricava circa il 70% della sua produzione energetica da fonti nucleari, continua la nota.

Articolo del 12/6/2023 da:

https://www.e-gazette.it/sezione/energia/parbleu-ecco-perche-edf-stata-nazionalizzata-ha-lasciato-borsa-parigi

Le onde sonore possono aumentare la produzione di idrogeno di 14 volte

I ricercatori dell’RMIT hanno raggiunto una produzione di idrogeno verde più economica ed efficiente con una nuova tecnica di elettrolisi potenziata da vibrazioni ad alta frequenza (10MHz)

13 Dicembre 2022

aumentare la produzione di idrogeno
Credit: RMIT University

Come aumentare la produzione di idrogeno verde risparmiando energia

(Rinnovabili.it) – Un gruppo di ingegneri della RMIT University, in Australia, è riuscito ad aumentare la produzione di idrogeno verde impiegando onde sonore. Si tratta di vibrazioni ad alta frequenza (10 MHz); i risultati della ricerca offrono un importante miglioramento al processo dell’elettrolisi.

Onde sonore per “frustare l’acqua”

Nelle celle elettrolitiche le molecole d’acqua vengono scisse in idrogeno e ossigeno utilizzando l’elettricità e attirando ciascun gas (H2 e O2) a un elettrodo diverso per facilitare la cattura del vettore. In che modo le onde sonore possono aiutare il processo? “Frustrando” la coordinata rete di legami idrogeno che tiene insieme le molecole e lasciandole più “libere” e in grado di accedere facilmente ai siti catalitici degli elettrodi. Non solo. L’eccitazione acustica si accompagna ad altri effetti sinergici, come ad esempio la generazione di ioni idronio o la prevenzione della formazione di bolle, che contribuiscono ad incrementare l’efficienza finale.

 “La nostra capacità di sopprimere l’accumulo di bolle sugli elettrodi e di rimuoverle rapidamente attraverso vibrazioni ad alta frequenza rappresenta un importante progresso per la conduttività e la stabilità degli elettrodi”, ha affermato professor Leslie Yeo della School of Engineering di RMIT.

Lo studio ha dimostrato che le onde sonore possono aumentare la produzione di idrogeno verde di 14 volte portando nel contempo un risparmio energetico netto del 27,3%.

I prossimi passi

Spiega il professore Amgad Rezk, che ha guidato il lavoro :

Una delle principali sfide dell’elettrolisi è l’alto costo dei materiali utilizzati negli elettrodi. Con le onde sonore, che rendono molto più facile estrarre l’idrogeno dall’acqua, eliminiamo la necessità di utilizzare elettroliti corrosivi ed elettrodi costosi come il platino e l’iridio.

Poiché l’acqua non è un elettrolita corrosivo, possiamo utilizzare materiali per elettrodi molto più economici come l’argento.

La capacità di utilizzare materiali per elettrodi a basso costo e di evitare l’uso di elettroliti altamente corrosivi ha rappresentato un punto di svolta per ridurre i costi di produzione di idrogeno verde”.

Sebbene l’innovazione sia promettente, il team deve superare una serie di sfide per poter integrare la tecnologia negli elettrolizzatori esistenti. “Siamo ansiosi di collaborare con i partner del settore – ha affermato Yeo – per potenziare e integrare la loro tecnologia di elettrolisi“.

La ricerca è consultabile su Advanced Energy Materials (testo in inglese).

Geotermia potrebbe sostituire il gas?

Nel breve termine no, ma ci sono due novità interessanti per un nuovo sviluppo in Italia, ma non solo.

E’ stato finalmente firmato un decreto Mite dopo decenni di attesa per rendere accessibile agli impianti domestici l’energia del sottosuolo con procedura di edilizia libera per potenze sotto i 50KW e profondità inferiori a 80 mt.

Una procedura leggera (detta abilitativa semplificata) invece è necessaria per potenze tra 50 e 100 Kw e profondità inferiori a 170 mt.

Le regole valgono per tutto il territorio nazionale appianando le differenze tra regioni che , finora, avevano limitato gli interventi.

Il presidente dei geologi Arcangelo Francesco Violo ha valutato che l’applicazione della norma consentirebbe l’installazione di 1 milione di impianti a bassa entalpia in ambito locale.

Ma anche nel campo della alta entalpia c’è una nuova tecnologia che è in avanzata fase di sperimentazione negli USA grazie al lavoro di Paul Woskov, un ingegnere ricercatore senior presso il Plasma Science and Fusion Center (PSFC) del MIT.

Nel 2012, ha dimostrato l’uso di un girotrone per vaporizzare la roccia invece di macinarla. Questo tubo a vuoto ad alta potenza genera un raggio millimetrico di onde a radiofrequenza (RF), dirette attraverso una guida d’onda, per riscaldare un plasma e controllarne la temperatura nei reattori a fusione degli ultimi 50 anni. Woskov ha immaginato di perforare pozzi geotermici ultra-profondi utilizzando questa tecnologia di fusione.

Questa tecnologia promette di essere 10 volte meno costosa della perforazione profonda meccanica oggi utilizzata e di raggiungere profondità più elevate (circa doppie delle massime oggi raggiunte).

Secondo il rapporto GeoVision del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, lo sfruttamento di queste fonti di calore sotterranee non utilizzate potrebbe aumentare di 26 volte l’elettricità geotermica entro il 2050. Oltre a una disponibilità più ampia, quando si scende al di sotto dei 10 km, troverete le cosiddette risorse geotermiche Super Hot Rock (SHR), con temperature superiori a 375°C. In queste condizioni un impianto geotermico può attingere acqua supercritica, che è più densa di energia rispetto alla sua controparte non supercritica.

Sulla base dello studio di fattibilità tecnica ed economica condotto da AltaRock Energy sul sito di Newberry Volcano, SHR ridurrebbe del 50% il Levelized Cost of Electricity (LCOE – una misura del costo attuale netto medio di generazione di elettricità per un generatore nel corso della sua vita) della geotermia. Inoltre, la società ha stimato che la geotermia basata su SHR potrebbe avere un LCOE inferiore rispetto a quello eolico onshore o addirittura solare.

C’è da sperare che Green Power in Italia non aspetti gli esiti della sperimentazione americana, ma si attivi in parallelo e magari renda disponibili dei pozzi esauriti per l’applicazione industriale della nuova tecnologia.

Hysata ha prodotto un elettrolizzatore un’efficienza del 95%

Raggiunto un costo di produzione di 1,50 dollari al kg

La tecnologia dell’elettrolizzatore a idrogeno leader a livello mondiale di Hysata è stata riconosciuta sulla scena mondiale con una ricerca rivoluzionaria pubblicata oggi sulla rivista scientifica Nature Communications di alto livello con revisione paritaria.

La ricerca conferma che la ‘cella di elettrolisi alimentata a capillare’ di Hysata può produrre idrogeno verde dall’acqua con un’efficienza energetica delle celle del 98%, ben al di sopra dell’obiettivo 2050 dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) e significativamente migliore delle tecnologie di elettrolisi esistenti, consentendo un costo di produzione dell’idrogeno ben al di sotto A$ 2/kg (US$ 1,50/kg).

L’idrogeno verde è vitale per la decarbonizzazione di settori difficili da abbattere come l’acciaio, i trasporti pesanti e la chimica. La Energy Transitions Commission prevede che la domanda di idrogeno verde crescerà fino a 500-800 milioni di tonnellate all’anno entro il 2050 per soddisfare la domanda in questi settori, creando una nuova industria multimiliardaria.

Attualmente, tuttavia, l’idrogeno verde è troppo costoso per competere con i combustibili fossili, in gran parte a causa della bassa efficienza degli elettrolizzatori esistenti. L’elettrolizzatore ad altissima efficienza di Hysata renderà l’idrogeno verde competitivo anni prima di quanto generalmente ritenuto, accelerando la decarbonizzazione globale e aumentando la sicurezza energetica.

La tecnologia è stata inventata dagli scienziati dell’Università di Wollongong ed è ora commercializzata da Hysata, con il sostegno di IP Group e della Clean Energy Finance Corporation (CEFC).

Paul Barrett, CEO di Hysata, ha affermato che la società è sulla buona strada per commercializzare l’elettrolizzatore più efficiente del mondo e raggiungere una capacità di produzione di idrogeno su scala gigawatt entro il 2025.

“Lo slancio globale verso lo zero netto sta creando un’enorme opportunità per l’idrogeno verde e gli elettrolizzatori. L’economia determinerà in definitiva quali tecnologie vinceranno e, con la nostra efficienza senza pari, Hysata è in una buona posizione per essere leader in questo nuovo importante mercato globale.

‘Il nostro elettrolizzatore fornirà il costo dell’idrogeno più basso al mondo, farà risparmiare miliardi di dollari ai produttori di idrogeno sui costi dell’elettricità e consentirà all’idrogeno verde di superare l’idrogeno derivato dai combustibili fossili.

“La nostra tecnologia consentirà una produzione di idrogeno inferiore a 1,50 dollari USA/kg per chilogrammo entro la metà degli anni 2020, raggiungendo gli obiettivi di costo australiani e globali molto prima del previsto. Questo è fondamentale per rendere commercialmente redditizio l’idrogeno verde e decarbonizzare i settori difficili da abbattere.

‘Hysata ha alcune delle menti più brillanti dell’Australia che lavorano insieme per posizionare l’Australia come uno dei principali produttori ed esportatori di elettrolizzatori, con piani in corso per costruire un impianto pilota di produzione di elettrolizzatori e impiegare dozzine di nuovi specialisti altamente qualificati nel 2022.

‘Si prevede che l’idrogeno verde sarà un’industria da trilioni di dollari con la spina dorsale di questo settore che sarà l’elettrolizzatore. Data l’urgenza di raggiungere lo zero netto, ci stiamo attrezzando per crescere il più rapidamente possibile. Il design elegante del nostro elettrolizzatore si adatta perfettamente alla produzione di massa”.

Questo significativo cambiamento nella tecnologia dell’idrogeno è sulla buona strada per accelerare l’economia globale dell’idrogeno e ridurre il costo della produzione di idrogeno verde in Australia e nel mondo, posizionando l’Australia come produttore leader di elettrolizzatori e produttore di idrogeno verde.

Gerry Swiegers, Chief Technology Officer di Hysata, ha affermato che il design generale del sistema elettrolizzatore Hysata era più semplice delle tecnologie esistenti.

“Gli elettrolizzatori esistono da 200 anni, tuttavia le grandi quantità di elettricità rinnovabile necessarie per produrre idrogeno verde e il costo complessivo degli elettrolizzatori oggi hanno impedito l’assorbimento su larga scala di idrogeno verde.

“Il sistema elettrolizzatore complessivo di Hysata è stato progettato per facilitare la produzione, il dimensionamento e l’installazione, offrendo un’efficienza complessiva del sistema del 95%, equivalente a 41,5 kWh/kg, rispetto al 75% o meno delle tecnologie di elettrolizzatore esistenti. Per i produttori di idrogeno, ciò ridurrà significativamente sia i costi di capitale che operativi per produrre idrogeno verde.

‘Hysata è orgogliosa di essere all’avanguardia in questa innovazione tecnologica e di aver introdotto una categoria completamente nuova di elettrolizzatori che è monumentale come il passaggio dal motore a combustione interna ai motori elettrici’, ha concluso Swiegers.

Leggi il documento completo sulla comunicazione sulla natura qui.

Nuovo elettrolita organico per batterie ARFB

Sul sito rinnovabili.it apprendo del progresso delle batterie di flusso REDOX con elettrolita organico che apre una promettente pista alla scalabilità e riduzione dei costi degli accumuli elettrochimici da associare agli impianti ad energia rinnovabile in particolare fotovoltaico ed eolico di cui è previsto un grande incremento di installazioni nel prossimo decennio.

South China University of Technology presenta una nuova batteria di flusso Redox contenente un nuovo elettrolita organico [1-(1-oxyl-2,2,6,6-tetramethylpiperidin-4-yl)-1-(3-(trimethylammonio)propyl)-4,4-bipyridinium trichloride ((TPABPy)Cl3), si sintetizza decorando 2,2,6,6-tetramethylpiperidin-1-oxyl (TEMPO)] a basso costo che regala estrema stabilità alla tecnologia.

batteria di flusso
Credits: Liwen Wang, South China University of Technology

Ponendosi l’obiettivo di produrre una batteria di flusso economica, ad elevata densità di energia e stabile, hanno preso un po’ di TEMPO. Questo, infatti, è il nome con cui è comunemente conosciuta una complessa molecola organica, nuovo candidato alla chimica dell’accumulo. Il team cercava un sostituto efficiente, nella sua versione organica, al vanadio uno degli ingredienti base di questa tecnologia.

Oggi le batterie di flusso hanno iniziato lasciare i laboratori per approcciare il mercato, forti di una lunga vita e una ottima stabilità del ciclo di carica e scarica. A livello strutturale sono composte da due serbatoi di elettroliti liquidi – uno carico positivamente e l’altro negativamente – che vengono pompati verso un separatore a membrana inserito tra gli elettrodi per produrre energia. 

La soluzione più commercializzata rimane quella inorganica “full-flow” a base di vanadio, in cui entrambi gli elettroliti sono costituiti da questo metallo. Tuttavia si tratta di un materiale particolarmente costoso che ne rallenta la diffusione di massa. È qui che entra in ballo la ricerca cinese.

Il lavoro, pubblicato su Energy Material Advances (testo in inglese), si è focalizzato sulle cosiddette batterie a flusso organico con pH neutro.

Le batterie a flusso redox acquose possono regolarizzare la produzione elettrica da eolico e solare, per loro natura non programmabili. Rappresentano una promettente tecnologia di accumulo su larga scala”, ha affermato il professor Zhenxing Liang, tra gli autori della pubblicazione. “I composti elettro-attivi organici sono elementi abbondanti, di basso costo e che permettono un controllo molecolare flessibile delle caratteristiche degli elettroliti positivi e negativi. Per questo sono considerati la chiave per lo sviluppo di batterie a flusso redox di prossima generazione”.

Liang e il suo team si sono concentrati su TEMPO, composto chimico con stati di ossidazione facilmente invertibili e ad alto potenziale energetico. “Tuttavia, non può essere applicato direttamente alle batterie di flusso acquose a causa dell’elevata idrofobicità del suo scheletro molecolare”, aggiunge lo scienziato. Per risolvere il problema “abbiamo sviluppato una strategia che funzionalizzasse il TEMPO con viologeno, composto organico che ha reazioni redox altamente reversibili e in grado di migliorare l’idrofilia”.

Quando questo mix è stato testato nella batteria di flusso sperimentale, i ricercatori hanno scoperto una ritenzione della capacità del 99,98% per ciclo. In altre parole il sistema è in grado di trattenere quasi tutta l’energia immagazzinata quando non in uso attivo. E nel contempo vanta una densità di energia fino a 19,0 Wh/litro.

“Questo lavoro supera gli svantaggi di TEMPO grazie alla funzionalizzazione del viologeno permettendo un’applicazione concreta”, ha affermato Liang. “Il design molecolare fornisce una strategia efficace per nuovi materiali elettroattivi organici”.

Saipem e il fotovoltaico galleggiante sul mare

Sarà l’Adriatico il primo mare italiano a vedere la transizione energetica dal petrolio e gas alle rinnovabili?

Tra le innovazioni annunciate c’è il fotovoltaico flottante, messo a punto in collaborazione con la norvegese Equinor.

Davvero impressionante la prospettiva illustrata dal CEO di Equinor.

Nel marzo 2020 le due società hanno firmato un accordo di cooperazione con l’obiettivo di realizzare soluzioni ad hoc per l’installazione di pannelli solari galleggianti vicini alla costa. La divisione Xsight di Saipem, insieme con un’altra società norvegese, Moss Maritime, ha creato un design che facilita la costruzione e l’installazione di impianti fotovoltaici in acqua. Si tratta di una piattaforma galleggiante, modulare e flessibile che può essere personalizzata in base al luogo d’installazione e alla potenza ricercata.

«Sinora il fotovoltaico flottante è stato installato nei bacini e nelle aree marittime interne», ha spiegato il chief operating officer della divisione Xsight, Mauro Piasere. «Il progetto Moss, invece, prevede la possibilità di utilizzare questa tecnologia anche in mare aperto, grazie a un sistema capace di resistere a onde significative alte sino a quattro metri. L’altro aspetto particolarmente innovativo della tecnologia Moss è la sua modularità ed economicità».
La forza del sistema sta nella resilienza alla corrosione dell’acqua marina e alle condizioni meteorologiche più severe, assicurando l’integrità dei moduli e consentendo l’installazione anche in zone esposte a venti e onde. «Abbiamo immaginato una sorta di modello Ikea per il fotovoltaico flottante, un sistema completamente smontabile e riposizionabile in tempi brevi», ha sottolineato Piasere.

In Italia il primo progetto di questo genere potrebbe sorgere al largo della costa di Ravenna. Saipem ha firmato un memorandum of understanding con le italiane Agnes e Qint’x per portare sull’acqua un’ambiziosa iniziativa: creare un distretto marino integrato nell’ambito delle rinnovabili che riconverta il settore dell’oil&gas creando sinergie tra fotovoltaico, eolico e idrogeno.

Tap (Trans Adriatic Pipeline)

La multinazionale Tap annuncia che è operativo il gasdotto che porterà in Europa gas dall’Azerbaigian e che “avvia le operazioni commerciali lungo gli 878 km che attraversano la Grecia, l’Albania, il Mare Adriatico e l’Italia”.
“Tap – precisa la multinazionale – è il tratto europeo del Corridoio Meridionale del Gas, un’infrastruttura in grado di trasportare 10 miliardi di metri cubi all’anno di nuove forniture di gas dall’Azerbaigian verso i mercati europei”.

L’azionariato di Tap (Trans Adriatic Pipeline), è composto da BP (20%), Socar (20%), Snam (20%), Fluxys (19%), Enagas (16%) e Axpo (5%). La delibera relativa allo sviluppo e alla costruzione del progetto è stata approvata dagli azionisti di TAP alla fine del 2013. Il gasdotto, che è in grado di trasportare 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas, è stato progettato e realizzato con la possibilità di raddoppiare la sua capacità di trasporto a 20 miliardi di metri cubi all’anno. L’infrastruttura si sviluppa attraverso la Grecia (550 km) e l’Albania (215 km), passa sotto il mare Adriatico (105 km) e termina in Italia (8 km) dove approda sulla costa salentina di Melendugno (Lecce). Lungo il percorso – secondo i dati riferiti dalla multinazionale – sono state posate circa 55.000 condotte che si snodano fino ad un’altitudine di 2.100 metri nelle montagne albanesi e una profondità di 810 metri nel mare Adriatico. (ANSA).

Mi sembra un contrasto con le previsioni climatiche attribuite a Majorana per gli anni 2022-2024!

IT FROM BIT 17 gennaio 2019 – Il Segreto di Ettore Majorana

Foglia artificiale che imita la fotosintesi

Feuille Artificielle imitant la photosynthèse

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno creato una foglia artificiale che potrebbe avere un impatto sui cambiamenti climatici convertendo l’anidride carbonica e l’acqua in ossigeno e acido formico.

L’acqua è una risorsa preziosa e quindi l’efficienza della conversione resta fondamentale, ma l’acido formico prodotto (HCOOH) che può essere utilizzato come “combustibile” può essere immagazzinato ed essere utilizzato direttamente o convertito in idrogeno. Il dispositivo, che rappresenta un passo importante verso la realizzazione della fotosintesi artificiale, si basa su una tecnologia che utilizza foglie fotosensibili.

Questo sviluppo è un miglioramento di una precedente “ foglia artificiale ” sviluppata da un gruppo guidato dal professor Erwin Reisner a Cambridge nel 2019 che utilizza la luce solare, l’anidride carbonica e l’acqua per produrre un combustibile, noto come nome di ‘syngas’ o syngas.

L’ultimo lavoro descrive un dispositivo che produce carburante utilizzando la luce solare e l’acqua mentre produce ossigeno e rimuove l’anidride carbonica dall’atmosfera circostante.

‘È stato difficile fare la fotosintesi artificiale con un alto grado di selettività, in modo da convertire quanta più luce solare possibile in combustibile utilizzabile, piuttosto che finire con molti rifiuti’, ha detto Qian Wang di Cambridge, Dipartimento di chimica, primo autore dell’ultimo articolo pubblicato su Nature Energy.

Mentre la precedente foglia artificiale del gruppo di Cambridge utilizzava componenti di celle solari, l’ultimo dispositivo utilizza un foto-catalizzatore a base di colbalto integrato con polveri semiconduttrici sotto forma di fogli che possono essere preparati in grandi quantità in modo più semplice ed economico.

L’assemblaggio della foglia fotosensibile rende più facile aumentare la produzione, ma sono necessari miglioramenti nell’efficienza di conversione e nella stabilità per consentire la distribuzione commerciale, ha affermato l’università.

Riferimento: Qian Wang et al. ‘ Molecularly engineered photocatalyst sheet for scalable solar formate production from carbon dioxide and water .’ Nature Energy (2020). DOI: 10.1038/s41560-020-0678-6